IN VIAGGIO VERSO IL GIAPPONE
Molti miei amici sono già stati in questo paese, nel passato abbiamo tutti noi incontrato diversi maestri Giapponesi, e siamo sempre rimasti affascinati dai racconti e dagli aneddoti su questo meraviglioso posto, basta pensare alla maestra Keiko Wakabayashi e a quante cose ci ha raccontato la sera dello stage.
Il Giappone è come se lo conoscessimo già un po' dentro di noi, lo viviamo attraverso il Karate e le Arti Marziali in generale, il mio pensiero per il mio viaggio era quindi questo: cosa mi attendeva in Giappone?
Ho in questo viaggio programmato vari incontri con alcuni Maestri e quindi sono molto emozionato di incontrarli qui in casa loro, ma in questo resoconto non voglio soffermarmi nel descrivere tecniche e allenamenti: vorrei riportare quello che i Maestri mi hanno lasciato a livello umano, oltre alle tecniche infatti qualcosa di più importante mi ha colpito in alcuni casi... vediamo cosa.
Il primo appuntamento è con il maestro Shiigi Munenori, grande Maestro di Katori Shinto Ryu e quindi uno dei massimi esperti al mondo di spada; il mio amico Naoki-san e l'inglese parlato dalla Silvia sono stati dei preziosi alleati, senza di loro non avrei mai potuto prendere contatti e districarmi così fra i vari appuntamenti, quindi questo primo ringraziamento va a loro. Naoki-san telefona Shiigi Sensei tre giorni prima di incontrarlo, il maestro gli riferisce che la mattina presto del giorno dell'appuntamento dovrò richiamarlo e mi dirà come raggiungere Kashima. La sera prima dell'appuntamento però c'è un fortissimo temporale che investe Tokyo, la mattina Silvia parla con il maestro che le riferisce che a causa del maltempo è meglio accorciare le distanze: l'appuntamento viene così spostato al Kodokan di Tokyo, la storica scuola di addestramento del Judo. Poco male, allenarsi a Kashima sarebbe stato bellissimo, ma mettere piede al Kodokan non è da meno.
La mattina arrivo così al Kodokan, una struttura su più piani, all'interno della scuola c'è perfino un museo storico sul Judo, lo spazio di allenamento è grande, dall'alto alcune gradinate permettono di assistere alle lezioni. Sotto una pioggia battente, da buon Giapponese arriva puntualissimo il Maestro Shiigi, ha con sé una spada antica che più tardi mi mostrerà insieme ad altre armi più piccole, sempre antiche. L'incontro con Shiigi si concluderà con l'invito a cena da parte del Maestro in un ristorante cinese; ordina tutto il Maestro, immagino per farmi provare più specialità, ho modo così di testare che il Maestro è anche un ottimo bevitore, gradisco tutto.
Il Maestro Shiigi è simpatico, parla qualche parola di italiano e un po' di inglese e quindi grazie a Silvia riesco a parlare abbastanza bene con il Maestro. La giornata si conclude e arriva il momento di salutare il Maestro, ma non prima di avergli consegnato del vino che ho portato dall'Italia.
Il Maestro è stato gentilissimo ed essere suo ospite è stato davvero un onore.
Il Giappone è come se lo conoscessimo già un po' dentro di noi, lo viviamo attraverso il Karate e le Arti Marziali in generale, il mio pensiero per il mio viaggio era quindi questo: cosa mi attendeva in Giappone?
Ho in questo viaggio programmato vari incontri con alcuni Maestri e quindi sono molto emozionato di incontrarli qui in casa loro, ma in questo resoconto non voglio soffermarmi nel descrivere tecniche e allenamenti: vorrei riportare quello che i Maestri mi hanno lasciato a livello umano, oltre alle tecniche infatti qualcosa di più importante mi ha colpito in alcuni casi... vediamo cosa.
Il primo appuntamento è con il maestro Shiigi Munenori, grande Maestro di Katori Shinto Ryu e quindi uno dei massimi esperti al mondo di spada; il mio amico Naoki-san e l'inglese parlato dalla Silvia sono stati dei preziosi alleati, senza di loro non avrei mai potuto prendere contatti e districarmi così fra i vari appuntamenti, quindi questo primo ringraziamento va a loro. Naoki-san telefona Shiigi Sensei tre giorni prima di incontrarlo, il maestro gli riferisce che la mattina presto del giorno dell'appuntamento dovrò richiamarlo e mi dirà come raggiungere Kashima. La sera prima dell'appuntamento però c'è un fortissimo temporale che investe Tokyo, la mattina Silvia parla con il maestro che le riferisce che a causa del maltempo è meglio accorciare le distanze: l'appuntamento viene così spostato al Kodokan di Tokyo, la storica scuola di addestramento del Judo. Poco male, allenarsi a Kashima sarebbe stato bellissimo, ma mettere piede al Kodokan non è da meno.
La mattina arrivo così al Kodokan, una struttura su più piani, all'interno della scuola c'è perfino un museo storico sul Judo, lo spazio di allenamento è grande, dall'alto alcune gradinate permettono di assistere alle lezioni. Sotto una pioggia battente, da buon Giapponese arriva puntualissimo il Maestro Shiigi, ha con sé una spada antica che più tardi mi mostrerà insieme ad altre armi più piccole, sempre antiche. L'incontro con Shiigi si concluderà con l'invito a cena da parte del Maestro in un ristorante cinese; ordina tutto il Maestro, immagino per farmi provare più specialità, ho modo così di testare che il Maestro è anche un ottimo bevitore, gradisco tutto.
Il Maestro Shiigi è simpatico, parla qualche parola di italiano e un po' di inglese e quindi grazie a Silvia riesco a parlare abbastanza bene con il Maestro. La giornata si conclude e arriva il momento di salutare il Maestro, ma non prima di avergli consegnato del vino che ho portato dall'Italia.
Il Maestro è stato gentilissimo ed essere suo ospite è stato davvero un onore.
Il secondo appuntamento prevede l'incontro con Ken Egami e suo padre il primogenito di Shigeru Egami, ovvero Takashi Egami.
Ancora una volta Naoki-san prende accordi telefonicamente con la famiglia Egami, l'appuntamento è a Kamakura uno dei luoghi più storici del Giappone. Per telefono Ken dice a Naoki che non parla molto bene l'inglese e che quindi cercherà di portarsi un vocabolario per comunicare con me.
Sono un po' in pensiero per questa cosa visto che ci terrei molto ad interagire il più possibile con il Maestro.
Appena arrivo a Kamakura attendo fuori dalla stazione ed ecco Ken e Takashi che con un cartello mi danno il benvenuto; passiamo alle presentazioni, insieme a loro c'è anche Fumiko la moglie di Ken ed i loro bambini Yoshinosuke e Ayata. In Giappone questo periodo è dedicato alla visita dei propri defunti ed infatti la famiglia Egami si sta dirigendo proprio al cimitero storico di Kamakura per onorare la tomba di Shigeru Egami... solo che questa volta ci sono anche io.
Una volta salito in auto scopro con piacere che Takashi parla un discreto inglese, quindi grazie a Silvia riuscirò a parlare con loro. La giornata è iniziata in modo molto emozionante, ancora non potevo credere di essere nella stessa auto insieme al primo figlio di Egami Sensei, a suo Nipote Ken ed anche i pronipoti! Ma ancora non potevo immaginare che ero appena all'inizio.
Nel tragitto verso il cimitero il piccolo Yoshinosuke è incuriosito dai miei capelli legati e chiede così a sua madre Fumiko il perché portassi i capelli legati come una donna. Fumiko ridendo gli dice che anche i Samurai portavano i capelli legati, al che Yoshinosuke pretende di avere i capelli come i miei: ha i capelli un po' lunghi e quindi Fumiko riesce a fargli un piccola coda, il piccolo Samurai è nato.
Il cimitero di Kamakura è grandissimo, immerso in una valle verde. Arriviamo alla tomba e tutta la famiglia Egami si ferma, Takashi mi dice; Wait Here, "aspetti qui". Tutti i membri della famiglia iniziano a togliere i fili d'erba dalla tomba mentre preparano fiori ed incenso. Sono in un luogo di rispetto e quindi non tolgo nemmeno la macchina fotografica dallo zaino, osservando attentamente imprimo questa immagine dentro di me. Ad un certo punto Takashi mi chiama e mi dice che in Giappone è usanza lavare con l'acqua la tomba dei propri cari, mi porge così un secchio ed un mestolo di legno, poi mi dice: "a destra mia madre, a sinistra mio padre Shigeru Egami".
Sono emozionatissimo, mi avvicino e comincio a lavare la tomba del Maestro mentre tutta la famiglia segue il rito in silenzio. Takashi poi inizia una preghiera ed arriva quindi il momento di depositare i fiori e l'incenso. Una volta finito, Takashi sorridente mi mostra la sua macchina fotografica, vorrei una foto tutti insieme, dice. Non mi sembra vero, Fumiko scatta così varie foto, poi Ken mi chiede se ho mai incontrato o visto suo nonno Egami Shigeru. "Solo in foto e in video" rispondo. "Too young" (troppo giovane) interviene Takashi, questo fa ridere tutti.
Ken mi dice che suo figlio Yoshinosuke ha iniziato da due mesi a praticare Karate, chiede così al figlio di eseguire un Kata in onore mio e del suo bisnonno. Yoshinosuke esegue così un Taikyoku Shodan con un sorriso contagioso. Salutiamo così la tomba del Maestro e visto che sono le undici di mattina e che in Giappone si mangia in qualsiasi orario, raggiungiamo un ristorante tradizionale dove Takashi aveva prenotato un tavolo. Il ristorante è piccolissimo, con pochi tavoli; si lasciano le scarpe all'entrata e si mangia in Seiza, ci vengono serviti piatti tradizionali giapponesi, mangiamo e parliamo e ridiamo grazie all'allegria contagiosa dei figli di Ken, offre tutto Egami Takashi. Durante la cena ho modo di mostrare agli Egami le foto della nostra scuola, scopro così che anche Ken pratica uno stile di spada, e questa cosa ci dà ancora più argomenti di cui parlare.
Ken e suo padre Takashi hanno programmato un itinerario preciso per me: dopo mangiato mi portano così in una casa tradizionale giapponese con un giardino zen, qui verrà svolta una cerimonia del tè per noi.
Prendiamo posto in Seiza, questo posto è immerso nel verde e nel silenzio, tutti attendiamo. Arrivano così delle ragazze che con fare elegante e cerimonioso ci offrono dei dolcetti, questo perché, come scoprirò dopo, il tè per la cerimonia del tè è molto denso ed amaro, ed il dolcetto serve appunto per poterlo assaporare al meglio. La cerimonia con il quale ci viene servito il tè è incredibile, ogni gesto è importante e va eseguito bene, Takashi mi illustra come devo fare, lo osservo attentamente e così fanno anche i piccoli. La gita prosegue con Yoshinosuke che oramai mi tiene per mano e non mi lascia mai, Takashi e Ken mi portano in vari templi e santuari uno più bello dell'altro e nel frattempo mi raccontano molte cose, Takashi interviene sempre e paga al mio posto, offre sempre lui, a niente valgono le mie richieste: Sensei! Faccia pagare me adesso!
Niente da fare, con una gentilezza estrema riesce sempre ad anticiparmi, mi fermo così a comprare un piccolo dono per i due bambini che ridendo felici accettano. Alla fine del pomeriggio arriviamo in un tempio e Takashi mi dice: Questo è l'ultimo posto che volevo farle vedere. Il posto è incantevole, e ci addentriamo nei giardini, con Ken parliamo di Karate, dei Maestri e di molte altre cose, poi al ritorno Takashi si sofferma di fronte ad un marmo elegantemente scolpito, e mi dice; questo è monumento in onore di Funakoshi Sensei, poi traduce le scritte e sottolinea: ecco è scritto qua, Karate Ni Sente Nashi. Rimango senza parole.
La giornata volge al termine; Ken mi dà il suo indirizzo e mi esprime il suo desiderio di incontrarci di nuovo, ritorniamo così alla stazione. Un solo giorno con questi maestri e già mi sembra di conoscerli da sempre; arrivati alla stazione la mia emozione è forte, tendo la mano al Sensei, non ho parole per ringraziarlo, saluto Ken poi Fumiko, mi rivolgo a Yoshinosuke: continua ad allenarti , gli dico, la prossima volta ci alleneremo insieme. Takashi traduce in giapponese e Yoshinosuke mi porge la mano e annuisce, ed a quel punto mi accorgo che tutto quello che mi è stato offerto in questa giornata mi commuove, e non posso trattenere le lacrime..non vorrei più andare via.
La mia commozione è contagiosa, Fumiko mi abbraccia ed anche Ken Egami inizia a lacrimare.
Saluto e vado verso la stazione, come da usanza giapponese loro restano lì a salutarmi e lo faranno finché non scomparirò dalla loro vista...
Una giornata indimenticabile..
Prendiamo posto in Seiza, questo posto è immerso nel verde e nel silenzio, tutti attendiamo. Arrivano così delle ragazze che con fare elegante e cerimonioso ci offrono dei dolcetti, questo perché, come scoprirò dopo, il tè per la cerimonia del tè è molto denso ed amaro, ed il dolcetto serve appunto per poterlo assaporare al meglio. La cerimonia con il quale ci viene servito il tè è incredibile, ogni gesto è importante e va eseguito bene, Takashi mi illustra come devo fare, lo osservo attentamente e così fanno anche i piccoli. La gita prosegue con Yoshinosuke che oramai mi tiene per mano e non mi lascia mai, Takashi e Ken mi portano in vari templi e santuari uno più bello dell'altro e nel frattempo mi raccontano molte cose, Takashi interviene sempre e paga al mio posto, offre sempre lui, a niente valgono le mie richieste: Sensei! Faccia pagare me adesso!
Niente da fare, con una gentilezza estrema riesce sempre ad anticiparmi, mi fermo così a comprare un piccolo dono per i due bambini che ridendo felici accettano. Alla fine del pomeriggio arriviamo in un tempio e Takashi mi dice: Questo è l'ultimo posto che volevo farle vedere. Il posto è incantevole, e ci addentriamo nei giardini, con Ken parliamo di Karate, dei Maestri e di molte altre cose, poi al ritorno Takashi si sofferma di fronte ad un marmo elegantemente scolpito, e mi dice; questo è monumento in onore di Funakoshi Sensei, poi traduce le scritte e sottolinea: ecco è scritto qua, Karate Ni Sente Nashi. Rimango senza parole.
La giornata volge al termine; Ken mi dà il suo indirizzo e mi esprime il suo desiderio di incontrarci di nuovo, ritorniamo così alla stazione. Un solo giorno con questi maestri e già mi sembra di conoscerli da sempre; arrivati alla stazione la mia emozione è forte, tendo la mano al Sensei, non ho parole per ringraziarlo, saluto Ken poi Fumiko, mi rivolgo a Yoshinosuke: continua ad allenarti , gli dico, la prossima volta ci alleneremo insieme. Takashi traduce in giapponese e Yoshinosuke mi porge la mano e annuisce, ed a quel punto mi accorgo che tutto quello che mi è stato offerto in questa giornata mi commuove, e non posso trattenere le lacrime..non vorrei più andare via.
La mia commozione è contagiosa, Fumiko mi abbraccia ed anche Ken Egami inizia a lacrimare.
Saluto e vado verso la stazione, come da usanza giapponese loro restano lì a salutarmi e lo faranno finché non scomparirò dalla loro vista...
Una giornata indimenticabile..
Il terzo incontro prevede la mia tappa alla sede della Japan Iaido Federation di Osaka: la scuola è proprio vicino al Castello quindi già la locazione ispira molto. Alla stazione viene a prendermi Morikawa-san, un Sesto Dan della scuola Mugai Ryu con il quale Silvia aveva preso contatti dall'Italia. Mi guida così fino al Dojo, una volta arrivato devo dire che il Dojo proprio a fianco del castello fa un certo effetto, il Dojo è molto vecchio, ma mantiene comunque un suo fascino. I praticanti sono tutti adulti, non ci sono giovani tranne Morikawa-san, molti di loro qui si allenano con una spada affilata; contemporaneamente assisto anche alla lezione di Karate che si svolge su un altro Tatami, bambini e ragazzi che per oltre due ore hanno letteralmente sudato sette camicie, uno spettacolo bellissimo.
La lezione è un po' particolare: non c'è un vero e proprio svolgimento, si fa un po' di questo è un po' di quello, una volta finito devo fare i conti con il tempo e con l'ultimo treno che altrimenti rischio di perdere.
La lezione è un po' particolare: non c'è un vero e proprio svolgimento, si fa un po' di questo è un po' di quello, una volta finito devo fare i conti con il tempo e con l'ultimo treno che altrimenti rischio di perdere.
L'ultima tappa è la scuola Ni Hon Kai, ovvero il Dojo centrale dello Shotokai in Giappone; non molto facile da trovare, modesto e accogliente, vengo accolto con sorrisi e per fortuna anche qui uno degli allievi parla un comprensibile inglese ed ancora una volta Silvia mi assiste prontamente; salire sul tappeto di questa scuola ha sicuramente il suo fascino. Faccio accenno al fatto di aver incontrato la famiglia Egami ma non sembrano molto interessati a questa cosa. Come scoprirò in seguito l'Ombu Dojo Shotokai fu abbandonato da Egami a causa di disaccordi con la scuola che non conosco, a parte questo la serata scorre tranquilla, ricevo anche numerosi regali da parte degli allievi più anziani. Le lezioni finiscono alle 20:30 ma tutti sono stati così gentili da trattenersi con me oltre le 22:00; la serata si conclude di nuovo con me che devo di nuovo sbrigarmi per non perdere il treno di ritorno e restare a piedi.
Le esperienze tecniche ricevute le riporterò sul tappeto con i miei compagni di allenamento e con i miei allievi, ma una cosa non avevo considerato di trovare e di ricevere: un insegnamento morale e in alcuni casi 'di vita' che va oltre la pratica. Ogni Maestro e ogni Dojo mi ha insegnato qualcosa nel bene e nel male, ogni maestro a contribuito ad insegnarmi molto del Karate, della filosofia delle Arti Marziali, del Giappone e della vita.
Grazie a tutti loro.
Grazie a tutti loro.