"Maestro e Allievo"
Articolo del M° Lorenzo Martuscelli
MAESTRO: normalmente è con questo nome che ci rivolgiamo al nostro istruttore di Karate, o meglio in giapponese: Sensei.
Sensei letteralmente vuol dire “nato prima”, quindi si capisce bene che colui che guida le lezioni è qualcuno che si è incamminato prima di tutti sul sentiero dell’Arte Marziale. Non solo: significa anche che ha maturato l’esperienza per poter spiegare agli altri il percorso che lui stesso ha intrapreso, sia tecnico che morale. Il percorso di un allievo è tutt’altro che facile e richiede volontà e determinazione, soprattutto per superare i momenti di difficoltà che sicuramente si presenteranno. Proprio in questi momenti il rapporto Maestro e Allievo si dimostrerà determinante e potrebbe fare la differenza. Se l’allievo mostra fiducia e rispetto e li unisce all’esperienza del suo Maestro, potrà trasformare un periodo di crisi in un periodo di chiara opportunità di crescita. A sua volta il Maestro, che a sua volta avrà vissuto dei momenti di crisi, cercherà di forgiare se stesso e gli altri.
Se il rapporto Maestro – Allievo si interrompe e la relazione tra i due finisce, avremo due normali persone e non più un Maestro e un Allievo di Karate. Se un Allievo abbandona il Maestro cancellerà il tempo e il percorso fatti con esso; una frase che cito spesso è questa:
“Chi ha smesso di praticare Karate è come se non avesse mai iniziato.”
Per l’allievo il Maestro è una figura determinante (per me è così) e lo è anche fuori dal Dojo. L’importanza del Maestro è per me più importante della tecnica stessa: la tecnica si può allenare nel corso di tutta una vita, ma il maestro giusto per noi abbiamo solo una possibilità su mille di incontrarlo nella vita: questo perché quando iniziamo a praticare non sappiamo niente del Dojo, del Maestro, se saremo pronti a fare determinati sacrifici, se saremo all’altezza del Maestro e viceversa. Spesso al Maestro vengono confidate cose strettamente personali, questo perché si ripone in lui una sicura e genuina fiducia: nel tempo per gli allievi più piccoli verrà visto quasi come una figura paterna, mentre per gli adulti sarà un prezioso amico.
Ho scoperto che tutto questo pone il Maestro in una situazione delicata e di grande responsabilità: se gli allievi si affideranno a lui non solo tecnicamente ma anche umanamente egli lo avvertirà, e una volta raggiunto questo livello di fiducia presterà sempre più attenzione a loro, ne sarà onorato e non vorrà in alcun modo deluderli, ne sarà orgoglioso, mentre gli allievi potranno solo godere degli immensi benefici: le lezioni saranno sempre migliori perché con la loro unione ed il loro rispetto saranno loro stessi a tirare fuori il meglio dal loro Maestro, senza bisogno di chiedere niente.
Un Maestro non dovrebbe mai rincorrere i suoi allievi per farli praticare o cercare di convincerli che un determinato lavoro porterà benefici nel tempo.
Un Maestro dovrà avvertire e riuscire a “parlare” con gli allievi anche senza usare parole (questo accade soprattutto durante lezioni molto faticose) e il messaggio sarà sempre chiaro per entrambi, così si svilupperà un sano modo di praticare.
Sono sempre più convinto che il rispetto e l’onore che ci guadagniamo a Karate ci preceda anche fuori dal tappeto, ma che in qualche modo ci sia un collegamento: se sono un bravo Maestro ma assumo un comportamento sgradevole fuori dal Dojo sicuramente prima o poi questa negatività mi seguirà anche in palestra; questo vale anche per tutti gli allievi: comportarsi con onore, rispetto e lealtà sono cose che oggi nella nostra civiltà risultano difficili addirittura tra moglie e marito, fratelli e sorelle… quindi per chi non ha la mentalità giusta è una cosa difficile da apprendere!
Personalmente considererò sempre un amico o come un fratello chi mi ricambia con lo stesso rispetto che io mostro. Questo lo capiscono molto bene anche i bambini! Purtroppo però oggi alcuni valori vengono messi in secondo piano e molte volte (ed è successo anche a me), per non sembrare un Maestro troppo severo, alcune situazioni vengono tralasciate.
Fino a poco tempo fa credevo che un buon Maestro non dovesse essere troppo severo… ma sbagliando si impara, ed oggi ho capito il motivo della severità di molti Maestri che ho conosciuto. Gli allievi che raggiungono uno stato di unione con il proprio Maestro non vedranno mai in lui severità ma solo la giusta via da seguire. Al contrario i più giovani o i meno determinati, se assecondati e lasciati fare, si sentiranno in diritto di pretendere o di avere comportamenti sbagliati: magari non parteciperanno assiduamente alle lezioni, non avvertiranno se non possono essere presenti alle varie manifestazioni, non si impegneranno sul tappeto, penseranno che il Maestro in fondo non abbia più niente da insegnare, e in casi eccezionali crederanno di meritare più degli altri solo per il fatto di essere in palestra, indipendentemente dal grado posseduto. Il Maestro ed il Senpai hanno il DOVERE di tenere alto il muro del rispetto, della lealtà e della disciplina: raggiunto questo risultato non avremo distinzione di gradi e di allievi ma solo un solido gruppo di persone che praticano Karate, annullando così anche la “gerarchia”.
Di questo ne ho avuto prova dal mio Maestro pochi mesi fa in una situazione che mi ha fatto molto riflettere, e che mi ha fatto capire molte cose. Praticare è per me un grande onore ed è mio personale impegno proteggere questa meravigliosa arte, me stesso e tutti i miei allievi da persone come queste.
Questo è quello che un valido Maestro ed un valido allievo dovrebbero fare insieme: preservare il rispetto per se stessi e per l’arte del Karate, perché solo quando avremo rispetto per noi stessi potremo cominciare a guardare avanti.
Ed è questa la via che voglio seguire.
Sensei letteralmente vuol dire “nato prima”, quindi si capisce bene che colui che guida le lezioni è qualcuno che si è incamminato prima di tutti sul sentiero dell’Arte Marziale. Non solo: significa anche che ha maturato l’esperienza per poter spiegare agli altri il percorso che lui stesso ha intrapreso, sia tecnico che morale. Il percorso di un allievo è tutt’altro che facile e richiede volontà e determinazione, soprattutto per superare i momenti di difficoltà che sicuramente si presenteranno. Proprio in questi momenti il rapporto Maestro e Allievo si dimostrerà determinante e potrebbe fare la differenza. Se l’allievo mostra fiducia e rispetto e li unisce all’esperienza del suo Maestro, potrà trasformare un periodo di crisi in un periodo di chiara opportunità di crescita. A sua volta il Maestro, che a sua volta avrà vissuto dei momenti di crisi, cercherà di forgiare se stesso e gli altri.
Se il rapporto Maestro – Allievo si interrompe e la relazione tra i due finisce, avremo due normali persone e non più un Maestro e un Allievo di Karate. Se un Allievo abbandona il Maestro cancellerà il tempo e il percorso fatti con esso; una frase che cito spesso è questa:
“Chi ha smesso di praticare Karate è come se non avesse mai iniziato.”
Per l’allievo il Maestro è una figura determinante (per me è così) e lo è anche fuori dal Dojo. L’importanza del Maestro è per me più importante della tecnica stessa: la tecnica si può allenare nel corso di tutta una vita, ma il maestro giusto per noi abbiamo solo una possibilità su mille di incontrarlo nella vita: questo perché quando iniziamo a praticare non sappiamo niente del Dojo, del Maestro, se saremo pronti a fare determinati sacrifici, se saremo all’altezza del Maestro e viceversa. Spesso al Maestro vengono confidate cose strettamente personali, questo perché si ripone in lui una sicura e genuina fiducia: nel tempo per gli allievi più piccoli verrà visto quasi come una figura paterna, mentre per gli adulti sarà un prezioso amico.
Ho scoperto che tutto questo pone il Maestro in una situazione delicata e di grande responsabilità: se gli allievi si affideranno a lui non solo tecnicamente ma anche umanamente egli lo avvertirà, e una volta raggiunto questo livello di fiducia presterà sempre più attenzione a loro, ne sarà onorato e non vorrà in alcun modo deluderli, ne sarà orgoglioso, mentre gli allievi potranno solo godere degli immensi benefici: le lezioni saranno sempre migliori perché con la loro unione ed il loro rispetto saranno loro stessi a tirare fuori il meglio dal loro Maestro, senza bisogno di chiedere niente.
Un Maestro non dovrebbe mai rincorrere i suoi allievi per farli praticare o cercare di convincerli che un determinato lavoro porterà benefici nel tempo.
Un Maestro dovrà avvertire e riuscire a “parlare” con gli allievi anche senza usare parole (questo accade soprattutto durante lezioni molto faticose) e il messaggio sarà sempre chiaro per entrambi, così si svilupperà un sano modo di praticare.
Sono sempre più convinto che il rispetto e l’onore che ci guadagniamo a Karate ci preceda anche fuori dal tappeto, ma che in qualche modo ci sia un collegamento: se sono un bravo Maestro ma assumo un comportamento sgradevole fuori dal Dojo sicuramente prima o poi questa negatività mi seguirà anche in palestra; questo vale anche per tutti gli allievi: comportarsi con onore, rispetto e lealtà sono cose che oggi nella nostra civiltà risultano difficili addirittura tra moglie e marito, fratelli e sorelle… quindi per chi non ha la mentalità giusta è una cosa difficile da apprendere!
Personalmente considererò sempre un amico o come un fratello chi mi ricambia con lo stesso rispetto che io mostro. Questo lo capiscono molto bene anche i bambini! Purtroppo però oggi alcuni valori vengono messi in secondo piano e molte volte (ed è successo anche a me), per non sembrare un Maestro troppo severo, alcune situazioni vengono tralasciate.
Fino a poco tempo fa credevo che un buon Maestro non dovesse essere troppo severo… ma sbagliando si impara, ed oggi ho capito il motivo della severità di molti Maestri che ho conosciuto. Gli allievi che raggiungono uno stato di unione con il proprio Maestro non vedranno mai in lui severità ma solo la giusta via da seguire. Al contrario i più giovani o i meno determinati, se assecondati e lasciati fare, si sentiranno in diritto di pretendere o di avere comportamenti sbagliati: magari non parteciperanno assiduamente alle lezioni, non avvertiranno se non possono essere presenti alle varie manifestazioni, non si impegneranno sul tappeto, penseranno che il Maestro in fondo non abbia più niente da insegnare, e in casi eccezionali crederanno di meritare più degli altri solo per il fatto di essere in palestra, indipendentemente dal grado posseduto. Il Maestro ed il Senpai hanno il DOVERE di tenere alto il muro del rispetto, della lealtà e della disciplina: raggiunto questo risultato non avremo distinzione di gradi e di allievi ma solo un solido gruppo di persone che praticano Karate, annullando così anche la “gerarchia”.
Di questo ne ho avuto prova dal mio Maestro pochi mesi fa in una situazione che mi ha fatto molto riflettere, e che mi ha fatto capire molte cose. Praticare è per me un grande onore ed è mio personale impegno proteggere questa meravigliosa arte, me stesso e tutti i miei allievi da persone come queste.
Questo è quello che un valido Maestro ed un valido allievo dovrebbero fare insieme: preservare il rispetto per se stessi e per l’arte del Karate, perché solo quando avremo rispetto per noi stessi potremo cominciare a guardare avanti.
Ed è questa la via che voglio seguire.