Intervista a Manuel
1. Cosa rappresenta il Karate-do Shotokai nella tua vita?
Rappresenta non solo uno sport da praticare per imparare a combattere, ma anche una via per relazionarsi meglio con gli altri, fare nuove amicizie, imparare a dominare la rabbia e a diventare persone che non sapevamo di poter essere.
2. Quale è il ricordo più bello della tua pratica di Karate?
Lo stage estivo a Cutigliano con i miei compagni, la lezione di bastone, di Iaido e le cene fatte nel corso degli anni a cui ci siamo divertiti un sacco.
3. E quale, invece, il ricordo più triste?
Non ho ricordi tristi della mia pratica.
4. In UNA SOLA parola, cosa credi che sia essenziale all’interno del Dojo?
RISPETTO
5. Nell’ambito delle arti marziali, quale è uno dei tuoi sogni più grandi? Valgono anche cose “impossibili”
Diventare abile come il mio Maestro, anche se ci vorrà moooolto tempo. E ovviamente riuscire a eseguire i 200 colpi distruttivi di Hokuto per far esplodere l’avversario.
6. Egami Sensei ha detto: “Si devono sfidare i limiti estremi della propria forza”. Cosa sono per te questi limiti?
Forse il fatto che anche quando non ce la facciamo durante un esercizio o un combattimento dobbiamo sfruttare fino all’ultimo grammo d’energia che abbiamo andando oltre ciò che fino ad allora potevamo sopportare. Spingersi più in là di ciò che abbiamo potuto dare fino a quel momento.
7. Descrivi il momento più faticoso della tua pratica.
I piegamenti a volte sono distruttivi. Il giorno dopo non ti senti più le gambe, ma anche quelli fanno parte dell’addestramento e quindi si accettano senza discutere.
8. Credi che il Karate-do Shotokai sia per tutti?
No, credo che non tutti siano adatti a questa pratica. Molti non sanno nemmeno cosa sia il vero Karate, lo giudicano solo come uno sport in cui ci si tira e si cerca di fare male non solo agli avversari ma anche ai compagni all’interno del Dojo. Quindi secondo me non tutti sono adatti a praticare.
9. Cosa cambieresti della tua pratica personale?
Ora come ora niente. So che non è perfetta e non lo sarà mai, ma col tempo so con certezza di poterla migliorare con costanza e determinazione.
10. Un messaggio per i tuoi compagni:
Ragazzi, nel corso di questi 5 anni sono stato benissimo con voi e spero di stare altrettanto bene negli anni a venire; se non avessi cominciato Karate non vi avrei mai conosciuti forse. Non arrendetevi mai amici miei e soprattutto non smettete mai di praticare se non per motivi ‘davvero’ importanti, o perderete tutto quello che avete conquistato fino ad ora con fatica ed impegno. Anche se le lezioni sono dure e se il Maestro è severo con noi, lo fa solo perché vuole che diamo il meglio e che non ci arrendiamo ai nostri limiti. Lo fa per invogliarci ad amare ancora di più questa pratica e quindi non fermatevi ora. Tutto qui. Abbiate sempre rispetto e sarete rispettati. Vi voglio bene ragazzi.
Rappresenta non solo uno sport da praticare per imparare a combattere, ma anche una via per relazionarsi meglio con gli altri, fare nuove amicizie, imparare a dominare la rabbia e a diventare persone che non sapevamo di poter essere.
2. Quale è il ricordo più bello della tua pratica di Karate?
Lo stage estivo a Cutigliano con i miei compagni, la lezione di bastone, di Iaido e le cene fatte nel corso degli anni a cui ci siamo divertiti un sacco.
3. E quale, invece, il ricordo più triste?
Non ho ricordi tristi della mia pratica.
4. In UNA SOLA parola, cosa credi che sia essenziale all’interno del Dojo?
RISPETTO
5. Nell’ambito delle arti marziali, quale è uno dei tuoi sogni più grandi? Valgono anche cose “impossibili”
Diventare abile come il mio Maestro, anche se ci vorrà moooolto tempo. E ovviamente riuscire a eseguire i 200 colpi distruttivi di Hokuto per far esplodere l’avversario.
6. Egami Sensei ha detto: “Si devono sfidare i limiti estremi della propria forza”. Cosa sono per te questi limiti?
Forse il fatto che anche quando non ce la facciamo durante un esercizio o un combattimento dobbiamo sfruttare fino all’ultimo grammo d’energia che abbiamo andando oltre ciò che fino ad allora potevamo sopportare. Spingersi più in là di ciò che abbiamo potuto dare fino a quel momento.
7. Descrivi il momento più faticoso della tua pratica.
I piegamenti a volte sono distruttivi. Il giorno dopo non ti senti più le gambe, ma anche quelli fanno parte dell’addestramento e quindi si accettano senza discutere.
8. Credi che il Karate-do Shotokai sia per tutti?
No, credo che non tutti siano adatti a questa pratica. Molti non sanno nemmeno cosa sia il vero Karate, lo giudicano solo come uno sport in cui ci si tira e si cerca di fare male non solo agli avversari ma anche ai compagni all’interno del Dojo. Quindi secondo me non tutti sono adatti a praticare.
9. Cosa cambieresti della tua pratica personale?
Ora come ora niente. So che non è perfetta e non lo sarà mai, ma col tempo so con certezza di poterla migliorare con costanza e determinazione.
10. Un messaggio per i tuoi compagni:
Ragazzi, nel corso di questi 5 anni sono stato benissimo con voi e spero di stare altrettanto bene negli anni a venire; se non avessi cominciato Karate non vi avrei mai conosciuti forse. Non arrendetevi mai amici miei e soprattutto non smettete mai di praticare se non per motivi ‘davvero’ importanti, o perderete tutto quello che avete conquistato fino ad ora con fatica ed impegno. Anche se le lezioni sono dure e se il Maestro è severo con noi, lo fa solo perché vuole che diamo il meglio e che non ci arrendiamo ai nostri limiti. Lo fa per invogliarci ad amare ancora di più questa pratica e quindi non fermatevi ora. Tutto qui. Abbiate sempre rispetto e sarete rispettati. Vi voglio bene ragazzi.