Intervista a Sandro B.
Premessa: Le mie risposte si riferiranno a due periodi ben distinti di Karateka Shotokai
1. Cosa rappresenta il Karate-do Shotokai nella tua vita?
Uno stile di vita , e questo basterebbe come risposta. Io ho avuto la fortuna di cominciare la pratica del Karate-do con un grande Maestro, sto parlando di Ivo Faralli , fortuna perché quando uno inizia non può sapere qual’ è la strada o il maestro giusto. Un grande maestro di Karate è anche un grande maestro di vita, è grazie anche a lui che ero il ragazzo d’allora e sono l’uomo di adesso.
La fortuna mi accompagna tuttora che ho ricominciato a praticare dopo molti anni di fermo, di aver trovato un suo degno successore, sono orgoglioso di poter vantare di aver avuto e di avere tuttora un grande Maestro di questo livello, sia tecnico che umano.
2. Quale è il ricordo più bello della tua pratica di Karate?
A differenza di cosa si potrebbe pensare , cioè passare da cintura marrone a quella nera, il ricordo più bello è stato il passaggio prima, dalla blu alla marrone. Tutto questo perché non è stato un normale passaggio di grado come tutti gli altri, ma un esame inaspettato e non tradizionale.
Iniziammo una normale lezione di un ora e mezza come tutte le altre, e dopo aver fatto il riscaldamento e ginnastica il Maestro Ivo ordinò di fare Midarè, la cosa strana fu che si appartò con la cintura nera più anziana e parlò con lui per diverso tempo, successivamente ordinò di fare coppie e si avvicinò a me portandomi sul lato destro del tatami per fare coppia con lui. La cintura nera con cui aveva parlato ordinò l’agimè e io cominciai a praticare con il Maestro, la cosa devastante fu che mentre gli altri si fermavano il Maestro mi ordinò di continuare senza sosta dando soltanto l’ordine di cambio di chi doveva attaccare. Era implacabile , non si fermava mai, dopo un tempo molto lungo , non ricordo quanto fosse, ero distrutto ma ricordo benissimo il bruciore degli occhi
provocato dal sudore che colava dentro. Non riuscivo più a vedere quasi nulla , avevo la bocca talmente secca che a fatica riuscivo a respirare ero talmente sfinito che cadevo a terra, ma il Maestro inesorabilmente continuava ad attaccare, tentavo di evitarlo rotolando a terra e cercando di rialzarmi per poter contrattaccare. Quando il Maestro ordinò lo iamè io rimasi a terra sfinito , a quel punto lo vidi avvicinarsi e tendermi la mano per rialzarmi, a stento lo feci. Quando fui in piedi mi disse:- “Dalla prossima lezione porta la cintura marrone.” Quando ci ripenso ancora oggi mi sento orgoglioso perché avevo vinto contro me stesso ed ero andato oltre la mia forza fisica , fu un’ emozione così forte che quasi miracolosamente riacquistai le forze per finire la lezione ed eseguire il saluto di rito.
E’ stato altrettanto bello essere stato accettato come allievo dal Maestro Lorenzo e come compagno da tutti voi con sincerità e amicizia, senza avermi mai fatto pesare quel grado che forse non merito più o almeno non riesco più a sostenere.
3. E quale, invece, il ricordo più triste?
Per una serie di eventi decisi di smettere di praticare.
Tutto è iniziato quando mio padre è andato in pensione lasciandomi il peso della ditta di famiglia sulle spalle, successivamente decidemmo con la mia compagnia di sposarsi e di conseguenza l’impegno della casa da ristrutturare, il calo drastico del lavoro e i conseguenti problemi economici, il sempre meno tempo libero mi portarono a decidere di smettere perdendo tutto il lavoro fatto con sudore e fatica. E’ proprio vero “sbagliando s’impara “.
Con il tempo ho capito che ho sbagliato ad interrompere nettamente la pratica, avrei potuto ridurre d’intensità o di quantità , ma soprattutto avrei dovuto parlarne con il Maestro; sicuramente mi avrebbe consigliato il meglio per me.
Molto tempo dopo, mi sono accorto dell’errore di aver abbandonato senza dare spiegazioni, e per vergogna o per timore, non ho mai avuto il coraggio di ricominciare con il Maestro Ivo. Dopo tante insistenze da parte di un amico” Allegri Sandro “, che aveva ripreso anche lui dopo tanti anni di fermo con il Maestro Lorenzo, mi sono fatto coraggio. Mi sono presentato in punta di piedi, quasi vergognandomi , invece oltre che un amico ho ritrovato un grande Maestro , degno successore del Maestro Ivo.
Di sicuro qualsiasi problema che avrò inerente al dojo e non , non commetterò lo stesso errore , ne parlerò con il Maestro e lui anche se non potrà aiutarmi , sicuramente saprà darmi dei preziosi consigli.
4. In UNA SOLA parola, cosa credi che sia essenziale all’interno del Dojo?
Nei confronti dei miei compagni RISPETTO
Personalmente FATICA/DEDIZIONE
5. Nell’ambito delle arti marziali, quale è uno dei tuoi sogni più grandi? Valgono anche cose “impossibili”
Visto che parliamo di cose impossibili vorrei raggiungere gli obbiettivi che ricercavo anche anni fa, sentire il pericolo oltre la vista e
l’udito, avere la padronanza del:
GO NO SEN
SEN NO SEN
Ma sopra a tutto il SEN SEN NO SEN
Poi visto che sognare non costa nulla , anche qualcosa di fisico, cioè:
Leggero come l’aria
Veloce come il vento
Fluido come l’acqua
Potente come un tuono
Che sogno !
6. Egami Sensei ha detto: “Si devono sfidare i limiti estremi della propria forza”. Cosa sono per te questi limiti?
A oggi i miei limiti sono soprattutto fisici visto che la forza di volontà penso sia la stessa . Il limite estremo della propria forza fisica forse un tempo non la conoscevo, vista l’età e la continua crescita atletica .
Adesso il mio limite per me è ben chiaro, cioè molto basso, dovuto al lungo periodo di fermo e gli anni in più.
Adesso posso solo contare sulla mia forza di volontà e la mia determinazione , che sfocia in testardaggine e che mi porta a chiedere più di quello che il mio attuale fisico mi permetterebbe di dare.
Nessuno me lo impone, ma per onor proprio , anche se il maestro mi avesse accordato di ricominciare da cintura bianca non mi sarei mai risparmiato coprendomi dietro un grado inferiore.
Il Karate-do Shotokai come lo interpreto io , tutto passa dalla fatica e dalla determinazione, portare il fisico al limite cercando di andare oltre. Tutte le volte che penso a questo , mi accorgo ancora di più , quanto lunga ancora sia la mia strada nel Karate-do.
7. Descrivi il momento più faticoso della tua pratica.
Di momenti faticosi ne ricordo molti in tanti anni di pratica, ma in particolar modo ricordo il mio primo stage estivo da cintura marrone nei pressi di Follonica. Raggruppato insieme alle cinture nere non mi risparmiai in niente pur di tenere il passo e non mollare mai. Il sabato pomeriggio allenamento in spiaggia , già quello era stato sfiancante. La sera allenamento in pineta al buio quasi completo e il riposo la notte lo feci in una canadese che aveva portato un compagno, talmente piccola che bisognava dormire su un fianco e senza materassino. La mattina seguente sveglia alle sei , tutti acciaccati dalla dormita in terra, allenamento in spiaggia , in tarda mattinata allenamento nell’acqua fino alla vita . La soddisfazione fu di avercela fatta senza mollare mai anche quando cinture nere cadevano dalla fatica. Ma senza dubbio i momenti più faticosi sono stati il rientro in palestra con voi, complice quindici anni in più e altrettanti di fermo, quasi venti chili in più di allora e nove ore e mezzo di lavoro come magazziniere. Quando decisi di rientrare con il maestro Lorenzo, pensai di ripartire piano , anche se sapevo che con la mia testardaggine non l’avrei MAI fatto. Il primo mese è stato devastante, la mattina non ce la facevo ad alzarmi dal letto, quasi non camminavo dal dolore alle gambe, ma ero felice perché riscoprivo il piacere di finire la lezione sfinito ma consapevole di aver dato tutto me stesso.
La soddisfazione e l’orgoglio di avercela fatta all’ultimo stage estivo con voi è stata grandissima, dimostrare al Maestro Lorenzo ed a tutti voi che si era aggiunto al gruppo un karateka che se anche non più in grado di reggere i vostri ritmi avrebbe dato tutto prima di
mollare e deludervi. Sento il dovere nei vostri confronti, ma soprattutto verso me stesso ed il mio modo di interpretare il Karate-do, di fare tutto quello che il mio fisico attualmente può darmi.
Per me è stata una stupenda esperienza insieme ad un gruppo di atleti eccezionali ed ottimi amici, perché tanto belle sono state le lezioni tanto belle sono state le ore di riposo in vostra compagnia. Spero che il prossimo anno risaremo di nuovo li tutti insieme a cercare di superare i nostri limiti.
Buon lavoro a tutti voi.
8. Credi che il Karate-do Shotokai sia per tutti?
Come attività sportiva può essere anche per tutti, ma come Karateka Shotokai nel vero senso della parola penso di no.
Purtroppo molti credono e vogliono ottenere tutto subito e senza fatica e magari con l’aiuto di qualcuno. Invece nel Karate-do Shotokai tutto passa dalla fatica, dal sacrificio e dalla dedizione e una vita di studio, per questo penso che non sia assolutamente per tutti. Il Karate-do Shotokai è per quelle persone che si innamorano di questa arte marziale e in quell’ora o due di allenamento da tutto se stesso e anche qualcosa di più, rendendosi conto che il cammino è lungo tutta una vita e senza mai un traguardo.
9. Cosa cambieresti della tua pratica personale?
Vorrei avere più tempo da dedicare alla pratica, ma per fortuna ho una famiglia stupenda , per questo tutto il tempo che dedico al Karate-do lo tolgo a loro. Per fortuna e purtroppo ho un lavoro che mi impegna dalle otto del mattino alle diciannove della sera , ho poco tempo libero da dedicare alla mia famiglia, ma sempre per fortuna, ho una moglie/amica eccezionale che capisce e per quanto può mi asseconda nella mia passione; sobbarcandosi l’impegni famigliari e i due figli pur lavorando anche lei lasciandomi questo tempo da dedicare al karate-do. Mi conosce cosi bene (forse meglio di me stesso) che quando gli dissi che andavo a vedere una lezione del Maestro Lorenzo lei mi fece un sorriso a bocca chiusa e un cenno con la testa quasi di complicità dicendomi che gli andava bene. Quando tornai e gli dissi che sarei andato a provare senza impegno mi rispose: “Lo sapevo che avresti ricominciato , era solo questione di tempo , da come ne parlavi si sentiva che ti mancava qualcosa ma non ho mai capito cosa ti fermasse. Fai pure, tanto so che non lo
farai soltanto come un qualsiasi altra attività sportiva, ma ricordati che hai due figli “
Aveva già capito che questa cosa che avevo dentro mi avrebbe riassorbito completamente e mi chiese solo di dedicare del tempo anche ai miei piccoli perché piccoli non lo sarebbero stati per sempre. Io spero che i miei figli mi seguano in questo meraviglioso sport/arte così ché possa trasmettergli i valori della vita non solo da padre a figlio ma anche da karateka più anziano, e con l’aiuto del maestro e dei “nostri” compagni , la via giusta di una sana vita nello sport e soprattutto i fondamentali principi del karate-do Shotokai come onore, onestà, sincerità e fedeltà. Se questo accadrà io e mia moglie Nadia ringraziamo anticipatamente tutti coloro che ci aiuteranno
nell’educazione dei nostri figli.
10. Un messaggio per i tuoi compagni:
GRAZIE
1. Cosa rappresenta il Karate-do Shotokai nella tua vita?
Uno stile di vita , e questo basterebbe come risposta. Io ho avuto la fortuna di cominciare la pratica del Karate-do con un grande Maestro, sto parlando di Ivo Faralli , fortuna perché quando uno inizia non può sapere qual’ è la strada o il maestro giusto. Un grande maestro di Karate è anche un grande maestro di vita, è grazie anche a lui che ero il ragazzo d’allora e sono l’uomo di adesso.
La fortuna mi accompagna tuttora che ho ricominciato a praticare dopo molti anni di fermo, di aver trovato un suo degno successore, sono orgoglioso di poter vantare di aver avuto e di avere tuttora un grande Maestro di questo livello, sia tecnico che umano.
2. Quale è il ricordo più bello della tua pratica di Karate?
A differenza di cosa si potrebbe pensare , cioè passare da cintura marrone a quella nera, il ricordo più bello è stato il passaggio prima, dalla blu alla marrone. Tutto questo perché non è stato un normale passaggio di grado come tutti gli altri, ma un esame inaspettato e non tradizionale.
Iniziammo una normale lezione di un ora e mezza come tutte le altre, e dopo aver fatto il riscaldamento e ginnastica il Maestro Ivo ordinò di fare Midarè, la cosa strana fu che si appartò con la cintura nera più anziana e parlò con lui per diverso tempo, successivamente ordinò di fare coppie e si avvicinò a me portandomi sul lato destro del tatami per fare coppia con lui. La cintura nera con cui aveva parlato ordinò l’agimè e io cominciai a praticare con il Maestro, la cosa devastante fu che mentre gli altri si fermavano il Maestro mi ordinò di continuare senza sosta dando soltanto l’ordine di cambio di chi doveva attaccare. Era implacabile , non si fermava mai, dopo un tempo molto lungo , non ricordo quanto fosse, ero distrutto ma ricordo benissimo il bruciore degli occhi
provocato dal sudore che colava dentro. Non riuscivo più a vedere quasi nulla , avevo la bocca talmente secca che a fatica riuscivo a respirare ero talmente sfinito che cadevo a terra, ma il Maestro inesorabilmente continuava ad attaccare, tentavo di evitarlo rotolando a terra e cercando di rialzarmi per poter contrattaccare. Quando il Maestro ordinò lo iamè io rimasi a terra sfinito , a quel punto lo vidi avvicinarsi e tendermi la mano per rialzarmi, a stento lo feci. Quando fui in piedi mi disse:- “Dalla prossima lezione porta la cintura marrone.” Quando ci ripenso ancora oggi mi sento orgoglioso perché avevo vinto contro me stesso ed ero andato oltre la mia forza fisica , fu un’ emozione così forte che quasi miracolosamente riacquistai le forze per finire la lezione ed eseguire il saluto di rito.
E’ stato altrettanto bello essere stato accettato come allievo dal Maestro Lorenzo e come compagno da tutti voi con sincerità e amicizia, senza avermi mai fatto pesare quel grado che forse non merito più o almeno non riesco più a sostenere.
3. E quale, invece, il ricordo più triste?
Per una serie di eventi decisi di smettere di praticare.
Tutto è iniziato quando mio padre è andato in pensione lasciandomi il peso della ditta di famiglia sulle spalle, successivamente decidemmo con la mia compagnia di sposarsi e di conseguenza l’impegno della casa da ristrutturare, il calo drastico del lavoro e i conseguenti problemi economici, il sempre meno tempo libero mi portarono a decidere di smettere perdendo tutto il lavoro fatto con sudore e fatica. E’ proprio vero “sbagliando s’impara “.
Con il tempo ho capito che ho sbagliato ad interrompere nettamente la pratica, avrei potuto ridurre d’intensità o di quantità , ma soprattutto avrei dovuto parlarne con il Maestro; sicuramente mi avrebbe consigliato il meglio per me.
Molto tempo dopo, mi sono accorto dell’errore di aver abbandonato senza dare spiegazioni, e per vergogna o per timore, non ho mai avuto il coraggio di ricominciare con il Maestro Ivo. Dopo tante insistenze da parte di un amico” Allegri Sandro “, che aveva ripreso anche lui dopo tanti anni di fermo con il Maestro Lorenzo, mi sono fatto coraggio. Mi sono presentato in punta di piedi, quasi vergognandomi , invece oltre che un amico ho ritrovato un grande Maestro , degno successore del Maestro Ivo.
Di sicuro qualsiasi problema che avrò inerente al dojo e non , non commetterò lo stesso errore , ne parlerò con il Maestro e lui anche se non potrà aiutarmi , sicuramente saprà darmi dei preziosi consigli.
4. In UNA SOLA parola, cosa credi che sia essenziale all’interno del Dojo?
Nei confronti dei miei compagni RISPETTO
Personalmente FATICA/DEDIZIONE
5. Nell’ambito delle arti marziali, quale è uno dei tuoi sogni più grandi? Valgono anche cose “impossibili”
Visto che parliamo di cose impossibili vorrei raggiungere gli obbiettivi che ricercavo anche anni fa, sentire il pericolo oltre la vista e
l’udito, avere la padronanza del:
GO NO SEN
SEN NO SEN
Ma sopra a tutto il SEN SEN NO SEN
Poi visto che sognare non costa nulla , anche qualcosa di fisico, cioè:
Leggero come l’aria
Veloce come il vento
Fluido come l’acqua
Potente come un tuono
Che sogno !
6. Egami Sensei ha detto: “Si devono sfidare i limiti estremi della propria forza”. Cosa sono per te questi limiti?
A oggi i miei limiti sono soprattutto fisici visto che la forza di volontà penso sia la stessa . Il limite estremo della propria forza fisica forse un tempo non la conoscevo, vista l’età e la continua crescita atletica .
Adesso il mio limite per me è ben chiaro, cioè molto basso, dovuto al lungo periodo di fermo e gli anni in più.
Adesso posso solo contare sulla mia forza di volontà e la mia determinazione , che sfocia in testardaggine e che mi porta a chiedere più di quello che il mio attuale fisico mi permetterebbe di dare.
Nessuno me lo impone, ma per onor proprio , anche se il maestro mi avesse accordato di ricominciare da cintura bianca non mi sarei mai risparmiato coprendomi dietro un grado inferiore.
Il Karate-do Shotokai come lo interpreto io , tutto passa dalla fatica e dalla determinazione, portare il fisico al limite cercando di andare oltre. Tutte le volte che penso a questo , mi accorgo ancora di più , quanto lunga ancora sia la mia strada nel Karate-do.
7. Descrivi il momento più faticoso della tua pratica.
Di momenti faticosi ne ricordo molti in tanti anni di pratica, ma in particolar modo ricordo il mio primo stage estivo da cintura marrone nei pressi di Follonica. Raggruppato insieme alle cinture nere non mi risparmiai in niente pur di tenere il passo e non mollare mai. Il sabato pomeriggio allenamento in spiaggia , già quello era stato sfiancante. La sera allenamento in pineta al buio quasi completo e il riposo la notte lo feci in una canadese che aveva portato un compagno, talmente piccola che bisognava dormire su un fianco e senza materassino. La mattina seguente sveglia alle sei , tutti acciaccati dalla dormita in terra, allenamento in spiaggia , in tarda mattinata allenamento nell’acqua fino alla vita . La soddisfazione fu di avercela fatta senza mollare mai anche quando cinture nere cadevano dalla fatica. Ma senza dubbio i momenti più faticosi sono stati il rientro in palestra con voi, complice quindici anni in più e altrettanti di fermo, quasi venti chili in più di allora e nove ore e mezzo di lavoro come magazziniere. Quando decisi di rientrare con il maestro Lorenzo, pensai di ripartire piano , anche se sapevo che con la mia testardaggine non l’avrei MAI fatto. Il primo mese è stato devastante, la mattina non ce la facevo ad alzarmi dal letto, quasi non camminavo dal dolore alle gambe, ma ero felice perché riscoprivo il piacere di finire la lezione sfinito ma consapevole di aver dato tutto me stesso.
La soddisfazione e l’orgoglio di avercela fatta all’ultimo stage estivo con voi è stata grandissima, dimostrare al Maestro Lorenzo ed a tutti voi che si era aggiunto al gruppo un karateka che se anche non più in grado di reggere i vostri ritmi avrebbe dato tutto prima di
mollare e deludervi. Sento il dovere nei vostri confronti, ma soprattutto verso me stesso ed il mio modo di interpretare il Karate-do, di fare tutto quello che il mio fisico attualmente può darmi.
Per me è stata una stupenda esperienza insieme ad un gruppo di atleti eccezionali ed ottimi amici, perché tanto belle sono state le lezioni tanto belle sono state le ore di riposo in vostra compagnia. Spero che il prossimo anno risaremo di nuovo li tutti insieme a cercare di superare i nostri limiti.
Buon lavoro a tutti voi.
8. Credi che il Karate-do Shotokai sia per tutti?
Come attività sportiva può essere anche per tutti, ma come Karateka Shotokai nel vero senso della parola penso di no.
Purtroppo molti credono e vogliono ottenere tutto subito e senza fatica e magari con l’aiuto di qualcuno. Invece nel Karate-do Shotokai tutto passa dalla fatica, dal sacrificio e dalla dedizione e una vita di studio, per questo penso che non sia assolutamente per tutti. Il Karate-do Shotokai è per quelle persone che si innamorano di questa arte marziale e in quell’ora o due di allenamento da tutto se stesso e anche qualcosa di più, rendendosi conto che il cammino è lungo tutta una vita e senza mai un traguardo.
9. Cosa cambieresti della tua pratica personale?
Vorrei avere più tempo da dedicare alla pratica, ma per fortuna ho una famiglia stupenda , per questo tutto il tempo che dedico al Karate-do lo tolgo a loro. Per fortuna e purtroppo ho un lavoro che mi impegna dalle otto del mattino alle diciannove della sera , ho poco tempo libero da dedicare alla mia famiglia, ma sempre per fortuna, ho una moglie/amica eccezionale che capisce e per quanto può mi asseconda nella mia passione; sobbarcandosi l’impegni famigliari e i due figli pur lavorando anche lei lasciandomi questo tempo da dedicare al karate-do. Mi conosce cosi bene (forse meglio di me stesso) che quando gli dissi che andavo a vedere una lezione del Maestro Lorenzo lei mi fece un sorriso a bocca chiusa e un cenno con la testa quasi di complicità dicendomi che gli andava bene. Quando tornai e gli dissi che sarei andato a provare senza impegno mi rispose: “Lo sapevo che avresti ricominciato , era solo questione di tempo , da come ne parlavi si sentiva che ti mancava qualcosa ma non ho mai capito cosa ti fermasse. Fai pure, tanto so che non lo
farai soltanto come un qualsiasi altra attività sportiva, ma ricordati che hai due figli “
Aveva già capito che questa cosa che avevo dentro mi avrebbe riassorbito completamente e mi chiese solo di dedicare del tempo anche ai miei piccoli perché piccoli non lo sarebbero stati per sempre. Io spero che i miei figli mi seguano in questo meraviglioso sport/arte così ché possa trasmettergli i valori della vita non solo da padre a figlio ma anche da karateka più anziano, e con l’aiuto del maestro e dei “nostri” compagni , la via giusta di una sana vita nello sport e soprattutto i fondamentali principi del karate-do Shotokai come onore, onestà, sincerità e fedeltà. Se questo accadrà io e mia moglie Nadia ringraziamo anticipatamente tutti coloro che ci aiuteranno
nell’educazione dei nostri figli.
10. Un messaggio per i tuoi compagni:
GRAZIE