Intervista a Silvia
1. Cosa rappresenta il Karate-do Shotokai nella tua vita?
Una passione e un impegno, un modo per conoscere me stessa e di conseguenza tutto ciò che mi circonda.
2. Quale è il ricordo più bello della tua pratica di Karate?
I momenti belli sono tantissimi ma ad uno in particolare sono affezionata: lo Stage di Giugno 2011 a Cutigliano, la lezione notturna di Iaido con gli allievi più giovani, il momento in cui ho passato nelle loro mani la Katana che usavano per la prima volta. Se ci penso, ancora mi commuovo.
3. E quale, invece, il ricordo più triste?
Sentirmi dire da persone che non mi conoscono davvero che ho una posizione privilegiata in confronto agli altri e che quindi i voti e gli esami mi sono stati ‘regalati’.
4. In UNA SOLA parola, cosa credi che sia essenziale all’interno del Dojo?
ARMONIA.
5. Nell’ambito delle arti marziali, quale è uno dei tuoi sogni più grandi? Valgono anche cose “impossibili”
Provare un allenamento con Keiko Fukuda Sensei a San Francisco, nel suo Dojo riservato solo alle donne. Anche se è una Maestra di Judo, ammiro la sua umanità e la sua perseveranza e credo che con più di 80 anni di pratica marziale abbia davvero molto da insegnare a tutti quanti. Vorrei che ci fossero più donne come lei nel Karate e, in genere, nel mondo intero.
6. Egami Sensei ha detto: “Si devono sfidare i limiti estremi della propria forza”. Cosa sono per te questi limiti?
Sono i compromessi che facciamo con noi stessi pur di non combattere contro gli ostacoli; a volte per pigrizia a volte per paura di non farcela inventiamo scuse che ci fanno sentire in pace con noi stessi, quando il vero problema siamo proprio noi e la nostra mancanza di volontà.
7. Descrivi il momento più faticoso della tua pratica.
E’ stato un allenamento con il Maestro Ivo nel 2007, sotto il sole nel vecchio campetto da calcio della palestra. Ricordo di aver perso il contatto con la realtà durante uno shuto in Heian Shodan, di aver continuato come un’automa e di aver capito che la lezione era finita solo mentre facevo la doccia. Ancora oggi non riesco a ricordare altro di quella lezione, se non quello shuto.
8. Credi che il Karate-do Shotokai sia per tutti?
Credo che nel Karate-do-Shotokai ci sia posto per tutti, ma che non sia per tutti.
9. Cosa cambieresti della tua pratica personale?
Vorrei avere più tempo libero per allenarmi da sola e vorrei che ci fosse una lezione o due in più al mese, magari di mattina, mirata a qualcosa di più “istintivo” e sensoriale.
10. Un messaggio per i tuoi compagni:
Ai miei compagni e al mio Maestro vorrei dire che quando arriva quel momento in cui ci leghiamo la cintura e ci mettiamo in fila per il saluto, non importa quanto sia stanca per la giornata trascorsa o quanto sia faticosa la lezione che stiamo per affrontare: non vorrei essere in nessun altro posto al mondo se non lì e con voi.
Una passione e un impegno, un modo per conoscere me stessa e di conseguenza tutto ciò che mi circonda.
2. Quale è il ricordo più bello della tua pratica di Karate?
I momenti belli sono tantissimi ma ad uno in particolare sono affezionata: lo Stage di Giugno 2011 a Cutigliano, la lezione notturna di Iaido con gli allievi più giovani, il momento in cui ho passato nelle loro mani la Katana che usavano per la prima volta. Se ci penso, ancora mi commuovo.
3. E quale, invece, il ricordo più triste?
Sentirmi dire da persone che non mi conoscono davvero che ho una posizione privilegiata in confronto agli altri e che quindi i voti e gli esami mi sono stati ‘regalati’.
4. In UNA SOLA parola, cosa credi che sia essenziale all’interno del Dojo?
ARMONIA.
5. Nell’ambito delle arti marziali, quale è uno dei tuoi sogni più grandi? Valgono anche cose “impossibili”
Provare un allenamento con Keiko Fukuda Sensei a San Francisco, nel suo Dojo riservato solo alle donne. Anche se è una Maestra di Judo, ammiro la sua umanità e la sua perseveranza e credo che con più di 80 anni di pratica marziale abbia davvero molto da insegnare a tutti quanti. Vorrei che ci fossero più donne come lei nel Karate e, in genere, nel mondo intero.
6. Egami Sensei ha detto: “Si devono sfidare i limiti estremi della propria forza”. Cosa sono per te questi limiti?
Sono i compromessi che facciamo con noi stessi pur di non combattere contro gli ostacoli; a volte per pigrizia a volte per paura di non farcela inventiamo scuse che ci fanno sentire in pace con noi stessi, quando il vero problema siamo proprio noi e la nostra mancanza di volontà.
7. Descrivi il momento più faticoso della tua pratica.
E’ stato un allenamento con il Maestro Ivo nel 2007, sotto il sole nel vecchio campetto da calcio della palestra. Ricordo di aver perso il contatto con la realtà durante uno shuto in Heian Shodan, di aver continuato come un’automa e di aver capito che la lezione era finita solo mentre facevo la doccia. Ancora oggi non riesco a ricordare altro di quella lezione, se non quello shuto.
8. Credi che il Karate-do Shotokai sia per tutti?
Credo che nel Karate-do-Shotokai ci sia posto per tutti, ma che non sia per tutti.
9. Cosa cambieresti della tua pratica personale?
Vorrei avere più tempo libero per allenarmi da sola e vorrei che ci fosse una lezione o due in più al mese, magari di mattina, mirata a qualcosa di più “istintivo” e sensoriale.
10. Un messaggio per i tuoi compagni:
Ai miei compagni e al mio Maestro vorrei dire che quando arriva quel momento in cui ci leghiamo la cintura e ci mettiamo in fila per il saluto, non importa quanto sia stanca per la giornata trascorsa o quanto sia faticosa la lezione che stiamo per affrontare: non vorrei essere in nessun altro posto al mondo se non lì e con voi.