Il Kata Chinte
珍 手
Chinte è un Kata particolare che può lasciare un po' spaesati e dubbiosi. La leggenda dice che questo kata affondi le sue origini in antiche danze cinesi modificate con tecniche di combattimento; queste danze propiziatorie venivano insegnate alle giovani donne che dovevano apprendere come vivere al di fuori della casa di famiglia. Alcuni sostengono invece che il kata Chinte e il kata Chinto (Gankaku) siano legati in quanto il primo veniva insegnato alle donne giovani mentre il secondo era per le più anziane; in realtà non c’è niente che supporti questa credenza. La traduzione di Chinte potrebbe essere “mano strana” o “mano segreta” o ancora “tecniche di mano insolite”: sono presenti anche tecniche con dita a forbice verso gli occhi dell’avversario. Nonostante si tratti di leggende, si può notare comunque che molte delle tecniche usate in questo kata possono essere considerate valide per una difesa personale femminile contro un uomo in quanto sono particolarmente efficaci senza l’uso della forza e colpiscono in aree del corpo in cui un uomo è più vulnerabile di una donna. Quello che lascia perplessi in questo kata sono le tecniche finali: 3 saltelli che fanno tornare il praticante al punto di partenza. E’ probabile che, essendo una rimanenza di una forma antica andata in parte perduta, i salti servano soltanto per tornare al punto di partenza, tanto che alcuni stili non eseguono i tre salti ma finiscono il kata con la tecnica precedente. Esistono anche altre “interpretazioni”: potrebbero provenire dalle danze da cui avrebbe origine il kata, potrebbero rappresentare una donna che si adegua e obbedisce all’avanzata del marito o del padre, o potrebbe essere la difesa dall’attacco di un avversario al quale abbiamo afferrato il polso e su cui si applica una leva usando tutto il peso del corpo (usando appunto i salti).
Chinte è un Kata particolare che può lasciare un po' spaesati e dubbiosi. La leggenda dice che questo kata affondi le sue origini in antiche danze cinesi modificate con tecniche di combattimento; queste danze propiziatorie venivano insegnate alle giovani donne che dovevano apprendere come vivere al di fuori della casa di famiglia. Alcuni sostengono invece che il kata Chinte e il kata Chinto (Gankaku) siano legati in quanto il primo veniva insegnato alle donne giovani mentre il secondo era per le più anziane; in realtà non c’è niente che supporti questa credenza. La traduzione di Chinte potrebbe essere “mano strana” o “mano segreta” o ancora “tecniche di mano insolite”: sono presenti anche tecniche con dita a forbice verso gli occhi dell’avversario. Nonostante si tratti di leggende, si può notare comunque che molte delle tecniche usate in questo kata possono essere considerate valide per una difesa personale femminile contro un uomo in quanto sono particolarmente efficaci senza l’uso della forza e colpiscono in aree del corpo in cui un uomo è più vulnerabile di una donna. Quello che lascia perplessi in questo kata sono le tecniche finali: 3 saltelli che fanno tornare il praticante al punto di partenza. E’ probabile che, essendo una rimanenza di una forma antica andata in parte perduta, i salti servano soltanto per tornare al punto di partenza, tanto che alcuni stili non eseguono i tre salti ma finiscono il kata con la tecnica precedente. Esistono anche altre “interpretazioni”: potrebbero provenire dalle danze da cui avrebbe origine il kata, potrebbero rappresentare una donna che si adegua e obbedisce all’avanzata del marito o del padre, o potrebbe essere la difesa dall’attacco di un avversario al quale abbiamo afferrato il polso e su cui si applica una leva usando tutto il peso del corpo (usando appunto i salti).