PAROLE "SBAGLIATE"
La terminologia del Karate può essere difficile in quanto nella pratica si usano parole giapponesi; di conseguenza non sempre è così facile interpretare quello che ci viene detto: il Giapponese è una lingua difficile, complessa e articolata e a volte ci vuole un po' di pazienza per riuscire a cogliere il vero senso di una determinata frase.
Mi sono reso conto che molte persone, e purtroppo anche molti Maestri, confondono l'utilizzo delle parole giapponesi nel Karate; ecco alcune parole che molto spesso vengono mal interpretate dai praticanti.
UKE Interpretazione sbagliata: "Bloccare" In realtà vuol dire: "Ricevere" Spiegazione: "uke" deriva dal verbo giapponese "ukeru", ovvero "ricevere". Viene interpretata frequentemente come "bloccare". Nella pratica questa traduzione non riflette l'intento originale delle tecniche di difesa del Karate. Dovreste spostare la vostra impostazione mentale da "bloccare" a "ricevere". |
KI Interpretazione sbagliata: "Super Potenza" In realtà vuol dire: "Energia" Spiegazione: purtroppo il concetto del "ki" si è fatto una bruttissima reputazione da quando tutta una serie di ciarlatani hanno iniziato ad utilizzarlo come scusa per fare il lavaggio del cervello agli allievi, facendo loro credere di avere delle abilità marziali e una forza di origine sovrannaturale (come ad esempio il KO "a distanza", senza alcun contatto". "Ki", o "energia" come si dice in italiano, è ciò di cui è fatta la vita. Fluisce costantemente attraverso il nostro corpo, intorno a noi, col vento, la terra e il sole. |
SENSEI
Interpretazione sbagliata: "Maestro di Karate" In realtà vuol dire: "Colui che ha iniziato prima" Spiegazione: La parola "Sensei" è composta da due parti: la prima è "sen", che appunto vuol dire "prima". La seconda parte è "sei", che vuol dire "vita". In altre parole "sensei" è qualcuno che è più avanti di voi nel viaggio della vita. Ecco perché il Sensei non è soltanto qualcuno che vi insegna le tecniche: la Via del Karate è la Via della Vita. Il vostro Sensei lo sa, perché anche lui/lei ha percorso già quel sentiero ed è pronto a guidarvi nel vostro viaggio. La domanda è: siete pronti a seguirlo? |
BUNKAI
Interpretazione sbagliata: "Applicazione pratica di un kata" In realtà vuol dire: "Scomporre" Spiegazione: Il termine bunkai nell’originale scrittura giapponese è formato da due ideogrammi: il primo significa “parte di qualcosa”, il secondo indica l’azione di “slegare, liberare o sciogliere”. Nella sua interezza bunkai vuol dunque dire "scomporre" "Bunkai" è in realtà il primo passo per applicare il Kata nella difesa personale: una volta "scomposto" il kata, basterà usare le tecniche ottenute nel giusto contesto. In molti, me compreso, utilizzano la parola Bunkai nel modo errato ma spesso viene fatto per far comprendere meglio il concetto. |
DOJO Interpretazione sbagliata: "Palestra di Karate" In realtà vuol dire: "Il luogo della Via" La parola DOJO è ben più profonda di quanto si possa immaginare: "Do" vuol dire "Via", "Jo" vuol dire "Luogo". Un DOJO è il luogo dove ci si imbarca per un lungo viaggio attraverso la pratica del Karate. Il DOJO è un luogo dove si viene guidati da qualcuno che è venuto prima (il Sensei), utilizzando il Karate come strumento per trasmettere le nozioni necessarie per stimolare il progresso personale. Quindi non è solo una "palestra di Karate". |
KIAI
Interpretazione sbagliata: "Grido di battaglia" In realtà vuol dire: "unire l'energia" Purtroppo molte volte sembra che la gente faccia il KIAI solo per il gusto di urlare. Ma eseguire il Kiai non ha nulla a che vedere con il gridare. Il grido del Kiai non ha nulla a che vedere con l'esercizio delle corde vocali. "KI" è letteralmente "energia", "Ai" è letteralmente "unire". Questo ci aiuta a spiegare quale sia il vero scopo del kiai: Unire totalmente l'energia prodotta dalla mente e dal corpo, nell'esecuzione di una tecnica. Per alcuni, il Kiai è solamente un grido. Per me il Kiai è un'espressione essenziale dell'unione personale all'interno di noi stessi. |
REI
Interpretazione sbagliata: "Inchino" / "Saluto" In realtà vuol dire: "Rispetto" Nel Karate si trova molto dell'etichetta Giapponese. Una delle cose più importanti è l'inchino, conosciuto comunemente come "rei" La parola "rei" deriva dalla parola giapponese Reigi, che significa "rispetto" "cortesia" "educazione" Ma anche in questo caso, oggigiorno l'inchino sembra aver perso molto del suo intento di rispetto, specialmente quando osservo chi compete nel kumite. Assomiglia sempre di più ad appena un cenno del capo. In realtà dovrebbe essere una manifestazione fisica della nostra gratitudine per chi ci aiuta a stare sulla Via. Ecco perché ci inchiniamo sia al Dojo sia alle persone che lo frequentano (e dovremmo anche dire sempre "onegaishimasu") Senza rispetto nel Karate non c'è progresso: il Karate inizia e finisce con il saluto. |
KUMITE
Interpretazione sbagliata: "Combattimento" Significato reale: "Mani intrecciate" Spiegazione: il moderno concetto di "kumite" ha perso molto della sua essenza. Quando osserviamo la pratica del moderno Kumite agonistico, sembra quasi un gioco: distante, disconnesso. L'intento originale dello scambio di combattimento del Karate era molto differente. Infatti, la parola Kumite vuol dire "intrappolato" o "intrecciato" (kumi) + mani (te). Sicuramente non vuol dire "combattere", "sparring" oppure "saltare per fare punto". Il concetto di intrappolare/intrecciare le braccia con l'avversario è quella di un lavoro ad una distanza molto più corta. Ovviamente, tutto è cominciato a cambiare quando il Karate si è rivolto alle competizioni sportive, in una gara di Karate eseguire una reale tecnica di difesa di Karate tradizionale può farti squalificare. Assurdo, vero? |
OSU / OSS
Interpretazione sbagliata: "okay", "grazie", "bene" "così", "lavora duro". Spiegazione: Va detto che "Osu/Oss" è una tematica abbastanza complessa. La corretta pronuncia è "Osu" ma poiché la U è muta, molte persone pensano che si pronunci Oss. Deriva da un termine cinese di due ideogrammi, il primo vuol dire "scontrare", ovvero l'atteggiamento di chi si impegna a superare i problemi mediante un'attività (marziale in questo caso), il secondo ideogramma è "soffrire", e quindi tenere duro e resistere, avere pazienza e superare situazioni difficili. Osu comprende entrambi gli aspetti e usando questo termine ci poniamo con un atteggiamento che mira alla giusta condotta nel Dojo. Vi sono altre teorie sul derivato di questa parola, comunque è interessante notare che nei miei allenamenti in Giappone non ho quasi mai sentito pronunciare questa parola in alcune scuole, mentre in altre scuole è normale ricorrere a questa parola. Insomma in Giappone dovremmo fare attenzione ad usare Osu! |