"Stage Estivo Intensivo"
Articolo del M° Lorenzo Martuscelli
Partecipare ad uno stage intensivo di Karate è sicuramente una grande esperienza.
La nostra scuola ha sempre cercato di mantenere vivo questo appuntamento; nel tempo l’organizzazione delle lezioni si è evoluta per permettere alla maggior parte degli atleti di intervenire a questi eventi. Lo stage estivo della nostra scuola infatti si è sempre svolto al minimo dell’organizzazione, ovvero una volta fissata la data e il luogo, ognuno doveva provvedere a se stesso. Alla fatica della lezione si
univano così tutti i disagi derivanti da questo metodo che rispecchiava un po’ gli stage organizzati dai vecchi Maestri: non c’era acqua fresca (anzi, a volte non c’era proprio acqua), non c’era la possibilità di fare la doccia fra una lezione e l’altra, si dormiva all’aperto o in un sacco a pelo nella palestra che ospitava lo stage… insomma una vera e propria prova da “Samurai”.
In questi ultimi anni un’organizzazione attenta ha elevato il livello di questi stage, anche se sicuramente qualche cintura navigata sentirà la mancanza di certe sensazioni.
Molti di voi saranno portati a pensare che lo stage sia un momento di aggregazione per stare insieme, e che poi ci sia l’allenamento; ma in realtà e qualcosa di più… Vorrei dilungarmi un po’ sulla mia esperienza di queste particolari lezioni, perché ad essere sincero non ricordo il mio primo stage all’aperto; certo, ho molti ricordi sparsi di lezioni faticose, di gente stravolta dalla fatica, di Karate-Gi lasciati ad asciugare fra una lezione ed un’altra, ma più cerco di guardare indietro e meno ricordo le tecniche e i Kata studiati in questi stage. Questo perché il mio “primo” stage è venuto in realtà molto tempo dopo: fino a quel momento aspettavo lo Stage Intensivo come una giornata dove si durava molta più fatica che in palestra, poi tutto finiva e si tornava a casa, stanchi ma anche felici che fosse finito.
Quell’anno era cominciata proprio così: come tutti gli anni sarei andato allo Stage, avrei durato fatica insieme ai miei compagni e sarei tornato a casa… La lezione era stata organizzata sulla spiaggia, già mi aspettavo di ripetere la mia solita esperienza annuale, ma quella volta non andò così.
Il Maestro Ivo fu chiaro con noi: “alle cinque di mattina voglio le cinture nere in spiaggia”.
Mi sentii un po’ privilegiato, gli altri gradi sarebbero arrivati solo in tarda mattinata, quindi sentivo una specie di alone di mistero che ci sarebbe stato intorno a noi Cinture Nere, molti dei gradi colorati si sarebbero chiesti ‘Chissà cosa avranno fatto le Nere di mattina!’
Ma ancora non sapevo che lo stage stava per prendere una piega completamente diversa: ci presentammo alle cinque di mattina, tirava vento, il cielo era coperto e non c’era la tipica temperatura da mare; ancora una volta avevo dimenticato una cosa: non eravamo lì per stare al mare. Iniziammo così l’allenamento mentre il cielo si oscurava sempre di più, alcuni ragazzi mattinieri si misero a guardare l’allenamento, forse stupiti dallo spettacolo di quella mattina. Non passò molto tempo e la fatica arrivò per tutti: la spiaggia è probabilmente il luogo più duro dove allenarsi, e mentre a qualcuno già cedevano le gambe il cielo cominciò a regalarci qualche goccia di pioggia…presto sarebbe iniziato a piovere più forte.
Non so gli altri, ma io pensai che se iniziava a piovere il Maestro ci avrebbe fermato; proprio in quel momento la pioggia cominciò a cadere impetuosa e qualcosa tuonò… ma non era il cielo: era il Maestro Ivo che gridava: “SE PIOVE SI CONTINUA!!”
In quell’istante qualcosa dentro di me cambiò, e cambiò anche il mio obiettivo: iniziai piano piano a preoccuparmi della tecnica, ero molto stanco ma la pioggia e il grido del Maestro avevano risvegliato qualcosa in me, qualcosa che cercava di tenermi “vivo” e così mi svegliai, cercai di capire le sensazioni del mio corpo e realizzai il motivo per cui ero lì: per lottare contro me stesso. Per molti anni avevo male interpretato questi Stage, li avevo sostenuti solo con il fisico, solo ora lo avevo capito.
Come da programma ci allenammo anche nella tarda mattinata, nel pomeriggio e di sera fino alle prime ombre del buio; non avevamo molto da mangiare e da bere e ci procurammo dell’acqua da una sperduta fontana, senza nemmeno chiederci se fosse buona o no.
Personalmente volevo di nuovo provare quella sensazione e per farlo avrei pagato qualsiasi prezzo.
Ancora oggi ricordo tutti gli esercizi di quel giorno come se fosse ieri, e ricordo il rientro a casa distrutto dalla stanchezza ma con la mente occupata dalle mille sensazioni provate.
Da allora sono passati molti Stage fino a questo nostro ultimo appuntamento appena passato (Luglio 2012): ho visto molti di voi lottare contro la fatica, stringere i denti, rialzarsi e ripartire per riuscire a dare sempre di più, e sicuramente qualcuno è riuscito a sfidare se stesso.
Ci sarà da lavorare ancora molto in palestra, ma il nostro desiderio è sicuramente quello di imparare sempre di più.
Ringrazio quindi tutti i partecipanti per essersi messi in gioco, e ringrazio Silvia, che come tutti sappiamo ha curato l’organizzazione, e ha gestito l’imprevisto del cambio improvviso dello stage. Molti si sarebbero arresi all’impossibilità di poter andare avanti, ma proprio come un’ottima cintura nera deve saper gestire gli imprevisti di un combattimento, allo stesso modo Silvia si è rivelata all’altezza di questo difficile incarico.
Ringrazio anche Beatrice perché finalmente il gruppo ha il Senpai che merita, ed io ho finalmente un’assistente degno di questo nome: con la sua volontà è riuscita a ricoprire un ruolo che molti altri prima di lei non sono riusciti a gestire in modo onorevole.
Concludo ricordandovi che il prossimo stage sarà fra un anno e che spero con tutto il cuore che sia il vostro “primo” stage.
Grazie a tutti voi.
La nostra scuola ha sempre cercato di mantenere vivo questo appuntamento; nel tempo l’organizzazione delle lezioni si è evoluta per permettere alla maggior parte degli atleti di intervenire a questi eventi. Lo stage estivo della nostra scuola infatti si è sempre svolto al minimo dell’organizzazione, ovvero una volta fissata la data e il luogo, ognuno doveva provvedere a se stesso. Alla fatica della lezione si
univano così tutti i disagi derivanti da questo metodo che rispecchiava un po’ gli stage organizzati dai vecchi Maestri: non c’era acqua fresca (anzi, a volte non c’era proprio acqua), non c’era la possibilità di fare la doccia fra una lezione e l’altra, si dormiva all’aperto o in un sacco a pelo nella palestra che ospitava lo stage… insomma una vera e propria prova da “Samurai”.
In questi ultimi anni un’organizzazione attenta ha elevato il livello di questi stage, anche se sicuramente qualche cintura navigata sentirà la mancanza di certe sensazioni.
Molti di voi saranno portati a pensare che lo stage sia un momento di aggregazione per stare insieme, e che poi ci sia l’allenamento; ma in realtà e qualcosa di più… Vorrei dilungarmi un po’ sulla mia esperienza di queste particolari lezioni, perché ad essere sincero non ricordo il mio primo stage all’aperto; certo, ho molti ricordi sparsi di lezioni faticose, di gente stravolta dalla fatica, di Karate-Gi lasciati ad asciugare fra una lezione ed un’altra, ma più cerco di guardare indietro e meno ricordo le tecniche e i Kata studiati in questi stage. Questo perché il mio “primo” stage è venuto in realtà molto tempo dopo: fino a quel momento aspettavo lo Stage Intensivo come una giornata dove si durava molta più fatica che in palestra, poi tutto finiva e si tornava a casa, stanchi ma anche felici che fosse finito.
Quell’anno era cominciata proprio così: come tutti gli anni sarei andato allo Stage, avrei durato fatica insieme ai miei compagni e sarei tornato a casa… La lezione era stata organizzata sulla spiaggia, già mi aspettavo di ripetere la mia solita esperienza annuale, ma quella volta non andò così.
Il Maestro Ivo fu chiaro con noi: “alle cinque di mattina voglio le cinture nere in spiaggia”.
Mi sentii un po’ privilegiato, gli altri gradi sarebbero arrivati solo in tarda mattinata, quindi sentivo una specie di alone di mistero che ci sarebbe stato intorno a noi Cinture Nere, molti dei gradi colorati si sarebbero chiesti ‘Chissà cosa avranno fatto le Nere di mattina!’
Ma ancora non sapevo che lo stage stava per prendere una piega completamente diversa: ci presentammo alle cinque di mattina, tirava vento, il cielo era coperto e non c’era la tipica temperatura da mare; ancora una volta avevo dimenticato una cosa: non eravamo lì per stare al mare. Iniziammo così l’allenamento mentre il cielo si oscurava sempre di più, alcuni ragazzi mattinieri si misero a guardare l’allenamento, forse stupiti dallo spettacolo di quella mattina. Non passò molto tempo e la fatica arrivò per tutti: la spiaggia è probabilmente il luogo più duro dove allenarsi, e mentre a qualcuno già cedevano le gambe il cielo cominciò a regalarci qualche goccia di pioggia…presto sarebbe iniziato a piovere più forte.
Non so gli altri, ma io pensai che se iniziava a piovere il Maestro ci avrebbe fermato; proprio in quel momento la pioggia cominciò a cadere impetuosa e qualcosa tuonò… ma non era il cielo: era il Maestro Ivo che gridava: “SE PIOVE SI CONTINUA!!”
In quell’istante qualcosa dentro di me cambiò, e cambiò anche il mio obiettivo: iniziai piano piano a preoccuparmi della tecnica, ero molto stanco ma la pioggia e il grido del Maestro avevano risvegliato qualcosa in me, qualcosa che cercava di tenermi “vivo” e così mi svegliai, cercai di capire le sensazioni del mio corpo e realizzai il motivo per cui ero lì: per lottare contro me stesso. Per molti anni avevo male interpretato questi Stage, li avevo sostenuti solo con il fisico, solo ora lo avevo capito.
Come da programma ci allenammo anche nella tarda mattinata, nel pomeriggio e di sera fino alle prime ombre del buio; non avevamo molto da mangiare e da bere e ci procurammo dell’acqua da una sperduta fontana, senza nemmeno chiederci se fosse buona o no.
Personalmente volevo di nuovo provare quella sensazione e per farlo avrei pagato qualsiasi prezzo.
Ancora oggi ricordo tutti gli esercizi di quel giorno come se fosse ieri, e ricordo il rientro a casa distrutto dalla stanchezza ma con la mente occupata dalle mille sensazioni provate.
Da allora sono passati molti Stage fino a questo nostro ultimo appuntamento appena passato (Luglio 2012): ho visto molti di voi lottare contro la fatica, stringere i denti, rialzarsi e ripartire per riuscire a dare sempre di più, e sicuramente qualcuno è riuscito a sfidare se stesso.
Ci sarà da lavorare ancora molto in palestra, ma il nostro desiderio è sicuramente quello di imparare sempre di più.
Ringrazio quindi tutti i partecipanti per essersi messi in gioco, e ringrazio Silvia, che come tutti sappiamo ha curato l’organizzazione, e ha gestito l’imprevisto del cambio improvviso dello stage. Molti si sarebbero arresi all’impossibilità di poter andare avanti, ma proprio come un’ottima cintura nera deve saper gestire gli imprevisti di un combattimento, allo stesso modo Silvia si è rivelata all’altezza di questo difficile incarico.
Ringrazio anche Beatrice perché finalmente il gruppo ha il Senpai che merita, ed io ho finalmente un’assistente degno di questo nome: con la sua volontà è riuscita a ricoprire un ruolo che molti altri prima di lei non sono riusciti a gestire in modo onorevole.
Concludo ricordandovi che il prossimo stage sarà fra un anno e che spero con tutto il cuore che sia il vostro “primo” stage.
Grazie a tutti voi.